Norvegia – Il racconto

Lofoten, Bergen e Oslo

Ci pensavamo ormai da due anni. Dopo aver studiato itinerari, racconti di viaggio e guide turistiche, maturiamo la grande decisione: si va alle Lofoten. A gennaio iniziamo a preparare il viaggio e, dopo varie traversie, riusciamo a pianificarlo: partenza 8 giugno, rientro il 18, Lofoten-Bergen-Oslo. Organizzazione complessa perché i posti da vedere sarebbero molti, il tempo e le risorse… un po’ meno.

Due giorni prima della partenza un imprevisto: riceviamo una mail dalla SAS con un cambio del piano di volo: anziché Milano Malpensa-Oslo e Oslo-Evenes… Milano Malpensa-Copenaghen, Copenaghen Oslo e Oslo-Evenes, con arrivo alle 23 anziché alle 18. Problematico perché all’aeroporto dobbiamo noleggiare l’auto e raggiungere Henningsvaer (circa 3 ore il tragitto previsto).

Mi armo di pazienza (e credito telefonico visto che rispondono dall’Estonia) e provo a chiamare la SAS; il servizio assistenza risponde solo per qualche ora al mattino e non tutti gli operatori parlano italiano. Dopo due telefonate riesco a spuntare un nuovo piano di volo, che prevede sempre due scali ma un orario di arrivo più ragionevole, ovvero le 18 inizialmente previste. Il primo scalo è a Francoforte ed occorre anticipare la sveglia di un paio d’ore ma per le Lofoten questo ed altro.

Si parte!

 

8 GIUGNO 2017: il lungo viaggio

Alle 4 e pochi minuti partiamo da Parma in direzione Milano. Proseguono però gli imprevisti, che, per fortuna, ci accompagneranno per pochissimo tempo in questo viaggio. Incidente in tangenziale con auto ribaltata e pezzi del veicolo sparsi sulla carreggiata; gli addetti ai soccorsi ci segnalano per tempo l’incidente e proseguiamo senza conseguenze. Arriviamo al casello Parma Nord: chiuso per lavori fino alle 5. Ritorno in tangenziale e raggiungiamo il casello Parma Ovest; per fortuna mi impongo sempre una partenza con ampio margine e raggiungiamo il parcheggio Low-cost Malpensa e poi l’aeroporto circa tre ore prima del volo.

Senza intoppi il primo volo, puntuale lo scalo a Francoforte (avevamo solo 55 minuti) nonostante la dimensione dell’aeroporto. Durante l’attesa noto che in meno di 2 ore sono previste oltre 200 partenze! Puntuale anche il secondo volo. Arriviamo ad Oslo dove veniamo indirizzati nella zona riservata ai passeggeri in transito, voli interni. Alcuni ragazzi con una divisa gialla ci spiegano la procedura: occorre attendere che sul monitor compaia prima il volo di arrivo e successivamente il proprio nome, dopo di che si può passare il proprio biglietto sullo scanner ed entrare nella zona imbarchi. Al momento di strisciare il biglietto compare una domanda, alla quale (col senno di poi…) sarebbe meglio rispondere correttamente: avete un bagaglio da stiva? Se rispondi affermativamente compare la foto della tua valigia ed occorre confermarla. Se, per caso, ti sbagli e non confermi la valigia…. Non c’è niente da fare…. Nel nostro caso, avendo per errore confermato solo una valigia, abbiamo chiesto alla dogana, alla SAS, al personale di aeroporto ma senza esito. La valigia rimane in aeroporto ed occorrerà fare denuncia all’arrivo, poi ti verrà recapitata. Non senza disappunto, proseguiamo con il terzo volo e, una volta arrivati ad Evenes, avviamo l’iter per la valigia. L’operatrice ci consegna un kit di prodotti (molto ricco) e ci spiega che la valigia verrà cercata e saremo avvisati via SMS dei vari passaggi fino alla consegna.

Passiamo quindi allo sportello del noleggio auto, avendo già prenotato prima della partenza con la Hertz. L’operatore è assente, sulla porta è riportato un numero di cellulare che proviamo a chiamare (e qui ti rendi conto che, mediamente, noi italiani siamo i peggiori in Europa con l’inglese). Dopo qualche incomprensione e dopo aver chiarito che eravamo al desk per ritirare un’auto (per che cosa se no???) ci dice che arriverà tra qualche minuto. Alla fine riusciamo a ritirare l’auto che, con nostra grande sorpresa, è una Volvo V40 (invece della Nissan Micra prenotata ma a parità di prezzo). Decisamente diversa dalla mia Fiat Punto!! Preso confidenza con i comandi, si parte.

In circa tre ore arriviamo ad Henningsvaer ed il paesaggio ammirato durante il viaggio inizia già a compensarci dei piccoli disagi del primo giorno. Ci sistemiamo nella struttura prenotata, Gammelfileten Brygge. E’ un piccolo appartamento con camera, soggiorno/angolo cottura e bagno; si affaccia sui canali di Henningsvaer, la struttura è in ordine e ben attrezzata. Unica pecca (ma è comune a tutti gli edifici in questa zona) le tende oscuranti che proprio oscuranti non sono… e fa un certo effetto andare a letto a mezzanotte con la luce del giorno!!!

 

Venerdì 9/6/2017: destinazione A

Smaniosi di vedere il più possibile su queste isole decidiamo di partire già il primo giorno per la destinazione più lontana: A i Lofoten. Prima di partire ci concediamo il lusso di una (seconda) colazione fuori; notiamo un curioso locale in paese, si chiama “Lysstoperi” e avremo modo di tornarci… Il locale è diviso in due parti: nella prima producono e vendono candele di varie forme e colori, poi c’è il bar/pasticceria. Il locale è moderno e molto colorato, con produzione propria di dolci e vendita di prodotti tipici (anche stranieri); l’ambiente è molto gradevole e assaggiamo le famose girelle alle cannella, tipiche del nord Europa. Nella versione del Lysstoperi sono molto morbide, tuttora sto tentando di replicarle a casa!

Iniziamo quindi il nostro viaggio lungo la E10, con una prima sosta già alla vicina spiaggia di Rorvikstrand, che è veramente un piccolo gioiello. Pare una spiaggia caraibica per la sabbia bianca e l’acqua cristallina, intorno però prati verdi, un torrente e montagne ancora parzialmente innevate. A nostro giudizio non inferiore alle spiagge che visiteremo successivamente: Flakstad e Ramberg. Entrambe molte belle, veramente suggestiva Ramberg con la lunga scala che scende fino alla spiaggia.

Più o meno a metà percorso noto qualcosa di strano… mi dico… impossibile!!! Mi fermo, controllo… è vero. Avevo già notato alcune case con il tetto coperto di erba ma in questo caso ci sono anche le pecore che pascolano!!! Inevitabile sosta con fotografie, poi si riparte. Arriviamo a Reine, molto grazioso con le casette rosse e le montagne innevate alle spalle; subito dopo troviamo Tind, piccola frazione costituita, invece, da case gialle. Facciamo una sosta per vedere il “museo” delle teste di merluzzo, fatte essiccare separatamente dal baccalà e commercializzate nei paesi africani. Alcune sono veramente gigantesche e inquietanti.

Poco prima di arrivare ad A riceviamo una telefonata: il corriere sta consegnando la valigia rimasta ad Oslo il giorno precedente. Con qualche difficoltà riusciamo a spiegare al corriere dove portare la valigia. Nonostante il mio inglese scarso…. Capisce. E alla sera troveremo la valigia davanti a casa. Dodici ore per recapitare una valigia a 1500 km, non ci possiamo lamentare! Finalmente arriviamo ad A i Lofoten. La E10, dopo un piccolo sottopasso termina e diventa un parcheggio. Da qui un piccolo sentiero scende alle ultime case del villaggio; abbiamo modo di vedere anche alcuni pescatori di ritorno dal lavoro, intenti nello scaricare il pesce.

Dopo un breve giro ripartiamo per Henningsvaer. Ci fermiamo per una piccola spesa a Leknes, in un supermarket della catena “Coop”. Presentandomi alla cassa con una birra scopro che in Norvegia, dopo le 20, non è possibile acquistare alcolici. Pazienza… riproverò! Cena nel nostro appartamento, poi usciamo alla ricerca del sole di mezzanotte. Raggiungiamo una zona dove il sole non viene coperto dalla montagne e scattiamo qualche foto. Il fenomeno è indubbiamente interessante, il sole si avvicina all’orizzonte ma senza nemmeno “toccarlo” risale (anche se è da poco passata mezzanotte!!!).

 

Sabato 10/06/2017: Nusfjord

Il programma prevede per il secondo giorno la visita di Nusfjord, indicata come una delle località più belle della Norvegia. Partiamo quindi sempre in direzione Ovest. Pochi km prima di Nusfjord notiamo una spiaggia non segnalata da cartelli (uno piccolo ma non visibile dalla strada in realtà lo troveremo, il nome della località è Strandveien). Anche in questo caso, una vera sorpresa. La spiaggia è lunghissima e deserta, la percorriamo quasi tutta ammirando il panorama, con le isole che formano un piccolo golfo, alle nostre spalle qualche casa tipica e tanti prati verdi, di fronte il mare, la roccia delle montagne e un po’ di neve. La spiaggia è anche ricchissima di conchiglie. La sosta alla fine sarà più lunga del previsto ma non potevamo non goderci questo momento.

Verso mezzogiorno ripartiamo (gli orari non sono un problema… farà buio fra due mesi) e arriviamo alla deviazione per Nusfjord. La strada è molto suggestiva, soprattutto nella prima parte con le montagne a strapiombo, vicinissime alla strada. Arriviamo al villaggio e parcheggiamo l’auto (parcheggio gratuito). Un cartello segnala che per l’ingresso al villaggio è richiesto un “contribuito” (o biglietto che dir si voglia) di 5 euro. Curiosamente la biglietteria non è all’ingresso del paese e si potrebbe entrare tranquillamente senza pagare. Come avremo modo di notare anche nei giorni successivi in Norvegia non esistono i controlli. Non servono perché tutti pagano (non proprio come in Italia…). Dopo aver fatto i nostri biglietti iniziamo il giro del piccolo villaggio, costituito da piccole Rorbur rosse, che affacciano sullo stretto fiordo. Sullo sfondo si può vedere la costa della Norvegia “continentale”.

Pranziamo con un hambuger (ovviamente di merluzzo) , poi decidiamo di proseguire lungo la strada che porta alla seconda parte del villaggio, costituita di alcune rorbur di recente costruzione (perfettamente integrate nel paesaggio). Gli italiani all’estero devono essere facilmente riconoscibili. Veniamo infatti subito riconosciuti da Michele, italiano che da molti anni vive a Nusfjord e ci fermiamo per una breve chiacchierata. Ci chiede notizie dell’Italia, su cui è comunque molto informato e ci racconta qualcosa della vita in Norvegia. Ci conferma che la grande differenza con l’Italia sta nel senso civico, qui molto forte e presente anche nei politici. Vive del suo lavoro (produce monili d’argento) e pare contento della sua scelta di trasferirsi qui. Un po’ lo invidio perché è sicuramente una scelta coraggiosa, che in pochi hanno il coraggio di fare.

Proseguiamo quindi alla volta del faro che chiude il fiordo; il sentiero non è ben segnato ma si può procedere a vista senza grossi problemi (15 minuti). Dal piccolo faro si ha una bella visuale sul villaggio e sul fiordo e vale sicuramente la pena arrivarci, anche per il senso di tranquillità che questi posti trasmettono.

Sulla via del ritorno riprovo l’acquisto di birra, stavolta al “Rema 1000”. Non sono ancora le venti ma al sabato l’orario limite sono le 18, passate da poco per nostra sfortuna. Anche oggi si va ad acqua……

 

DOMENICA 11/07/2017: Trollfjord e Austvagoy

Giornata dedicata all’isola di Austvagoy, anche per cercare di trascorrere meno tempo in automobile. Ci dirigiamo quindi sulla E10 in direzione Est. Prima tappa Kabelvag, piccolo paese, grazioso e tranquillo, con una bella piazza, adatto ad un breve sosta.

Seconda tappa: Svolvaer. Si tratta di uno dei due centri di maggiori dimensioni delle Lofoten; l’aspetto è sicuramente meno caratteristico, dato che vi sono anche edifici moderni oltre alle tradizionali case in legno, ma l’insieme risulta comunque gradevole ed equilibrato. La giornata è bellissima, con il sole e il cielo azzurro (come le due precedenti). Ci informiamo quindi sulle escursioni in barca e alla fine optiamo per quella al Trollfjord della durata di 3 ore. Il costo è abbastanza elevato (1400 Nok), probabilmente dovuto anche alle piccole dimensioni della barca. Usciti dal porto di Svolvaer si inizia a sentire freddo ma siamo attrezzati per ogni temperatura compresa tra zero e quaranta. Inizialmente si passa in prossimità di alcune piccole isole e si possono osservare case isolate o in piccoli gruppi, spesso con accesso privato via mare. Non fosse per la distanza, una seconda casa così sarebbe veramente il massimo. Successivamente si entra nel fiordo e si possono ammirare le montagne da una prospettiva diversa; l’ingresso è molto stretto e si può davvero sfiorare la roccia in alcuni punti. La barca si sofferma in prossimità di alcune cascate e poi si giunge alla fine del fiordo. Vale probabilmente i soldi spesi, perché “via terra” non si potrebbero vedere gli stessi panorami.

Ritornati a Svolvaer ci scaldiamo con un tè “take away”, poi ci rilassiamo su una panchina in piazza. Prima di far ritorno ad Henningsvaer, ci fermiamo nella frazione di Osan per pieno carburante ed una piccola spesa di alimentari (sempre insegna “Kiwi”). Ovviamente riprovo ad acquistare la birra (sono le 17…), il responsabile del punto vendita mi spiega che alla domenica gli alcolici non si possono vendere, per tutto il giorno. A questo punto chiedo il calendario completo per evitare sorprese….. Forse lunedì avremo la nostra birra!

Cena in casa, poi usciamo nuovamente per una passeggiata ad Henningsvaer. Attraversiamo il ponte che porta alla seconda parte del paese , passando in mezzo ai depositi a cielo aperto di stocafissi. Da sotto sono piuttosto inquietanti! Raggiungiamo anche un piccolo faro sopra il campo sportivo, da dove possiamo osservare il complesso delle isole di Henningsvaer, con i due ponti stradali che rendono possibile arrivare in auto (fino agli anni ’80 l’unico accesso era via mare).

Il sole è vita, dicono, ed è vero… con la luce per tutto il giorno non viene voglia di andare a dormire. Decidiamo quindi di prendere l’auto e cercare un nuovo punto di osservazione del sole di mezzanotte; questa volta andiamo nei pressi del Monte Oven. Il cielo è limpido e il paesaggio molto suggestivo, con bellissimi riflessi sull’acqua.

 

Lunedì 12 giugno: Monte Oven e Unstad

Giornata dedicata ad una breve escursione. Prima di ogni altra cosa però… la birra. Ci presentiamo davanti al piccolo supermercato Joker di Henningsvaer prima ancora dell’apertura! Finalmente ho la birra, che conservo per la cena.

Avevamo letto in alcuni racconti di viaggio che è possibile salire sino alla cima del monte Oven, a 368 m slm. Le informazioni che eravamo riusciti a raccogliere erano piuttosto confuse: per la salita qualcuno indicava un’ora, qualcuno due abbondanti. Decidiamo di provare. Dopo aver lasciato l’auto al parcheggio del golf e pagato il biglietto (uno dei pochissimi pagati in Norvegia), iniziamo il sentiero. Non ci sono segnavia come sui sentieri italiani ma il percorso è ben tracciato. All’inizio si attraversa il campo da golf e il percorso è riconoscibile grazie ad alcuni paletti. Abbandonato il campo da golf, si sale dritti verso la cima, quasi sempre allo scoperto; la traccia è evidente, non si può sbagliare (non ci sono altri sentieri). Il sentiero è, a tratti, piuttosto ripido ma mai esposto.

Il panorama diventa sempre più interessante man mano che si procede con la salita. In vetta, una spettacolare apertura a 360°, con tutti i panorami delle Lofoten: montagne innevate che scendono sul mare, verdi pianure, spiagge bianche con acqua cristallina, villaggi con le tipiche case in legno rosse o gialle. Bello anche osservare i diversi colori dell’acqua. Per la salita abbiamo impiegato poco meno di 1 ora, per la discesa circa 50 minuti. Ritornati ad Hov, raggiungiamo una piccola spiaggia che avevamo notato scendendo dal Monte Oven. Una sosta per il pranzo, un tentativo di bagnarsi in acqua (veramente ghiacciata nonostante il sole) e poi si riparte.

Destinazione del pomeriggio Unstad, consigliata in diversi racconti. Imbocchiamo la deviazione che porta a questo piccolo nucleo di case; il paesaggio, nei primi km, non è molto diverso da quello delle zone circostanti. Verso il termine della strada si trovano due brevi gallerie, poi la splendida apertura sulla valle di Unstad. Qualche casa, un grande prato fiorito, la lunga spiaggia bagnata da un mare piuttosto mosso, che induce anche un temerario a cercare l’equilibrio sulla tavola da surf. La strada, sterrata negli ultimi metri, termina in un piccolo parcheggio (20 Nok, da lasciare in una cassettina); da qui un interessante sentiero condurrebbe, in 3 ore, ad Eggum, percorrendo la costa. L’orario non ci consente di intraprendere questa avventura, che annotiamo però nel taccuino dei progetti.

 

Martedì 13/6/17: trasferimento a Bergen

Giornata di trasferimento. Ultima passeggiata per Henningsvaer, studiando già un possibile ritorno invernale per l’autora boreale. Non poteva mancare una tappa al Lysstoperi, ovviamente. Caffè, una fetta di torta e una gigantesca girella alla cannella da asporto. Acquistiamo anche due candele, da cui intendiamo iniziare una composizione che, una volta a casa, ci possa ricordare il nostro viaggio. Breve sosta alla piccola spiaggia di Rorvik, che possiamo vedere con la marea particolarmente bassa e una parte di spiaggia che diventa una piccola isola.

Decolliamo alle 15.45 da Harstad/Narvik; arriviamo a Bergen per le 20 dopo un breve scalo ad Oslo. Ci accoglie un cielo con qualche nuvola ma senza pioggia. Saliamo sulla navetta Flybussen (biglietti già acquistati da casa, 100 nok a persona solo andata, a bordo sarebbero 120). Scendiamo a Bryggen. Dopo uno sguardo veloce alla fila di casette colorate che simboleggiano Bergen, ci dirigiamo verso il quartiere di Sandvik. Ci fermiamo prima in un supermercato della catena Kiwi (forse la più economica) per una spesa veloce e alla fine raggiungiamo il nostro alloggio, il Sandvikstorget. Il quartiere è elegante e tranquillo, l’alloggio confortevole e ben attrezzato, come una casa nella quale si vive tutto l’anno. Anche qui gli oscuranti non tengono fede al nome ma ormai siamo abituati!!

 

Mercoledì 14/6/17: la città di Bergen

Giornata dedicata alla visita di Bergen. Usciamo di buon mattino, piove e la temperatura è di 13 gradi. Iniziamo dal simbolo di Bergen, il molo di Brygge, addentrandoci tra le vecchie case in legno ed i costosi negozi che le occupano. Peccato che le navi da crociera abbiano scaricato centinaia di turisti e il posto sia molto affollato. Ci riproponiamo di tornare verso sera, quando le navi da crociera saranno ripartite. Nel frattempo non piove più e per il pomeriggio è addirittura previsto il sole.

Attraversiamo il famoso mercato del pesce, che ci pare però un po’ troppo turistico e con prezzi decisamente esagerati. Ci rechiamo all’Ufficio del Turismo, molto efficiente, dove ritiriamo i biglietti per il “Norway in a Nutshell”, che avevamo prenotato per il giorno dopo. Iniziamo quindi ad esplorare il centro, che ci offre scorci molto interessanti: la zona di Marken con le case in legno colorate e l’elegante quartiere che sorge alle spalle della stazione della funicolare, caratterizzato da lunghe file di case bianche.

Ormai è spuntato il sole, decidiamo quindi di salire a Floyen con la funicolare. Il panorama è bello anche se non spettacolare come avevamo letto da qualche parte. Molto rilassante invece il grande parco sulla collina, dove ci riposiamo una mezz’ora. Scendiamo a piedi ed incontriamo tantissime persone, qualcuno cammina, altri corrono; il percorso è di circa 3 km e termina nell’elegante quartiere visitato al mattino.

Prima di rientrare in appartamento torniamo al molo di Brygge, che possiamo così vedere con il sole. Assaggio anche qui di girelle alle cannella (discrete) poi proseguiamo lungo il molo. Non possiamo però visitare la Fortezza dato che ospita, in questi giorni, il BergenFest.

 

Giovedì 15/6/17:  il Nutshell

E’ il giorno del “Nutshell”, l’itinerario Bergen-Voss-Gudvangen-Flam-Myrdal-Bergen con biglietti pre-acquistati prima della partenza. Il pacchetto era stato comprato tramite l’Ufficio Turistico di Bergen, che ci ha riservato orari di partenza/arrivo (8:43 – 17:57) che sul sito ufficiale “Norway in a Nutshell” risultavano esauriti. Il prezzo è lo stesso, in entrambi i casi occorre ritirare i biglietti all’Ufficio Turistico (oppure richiedere, con un costo aggiuntivo, la spedizione dei biglietti).

Ci presentiamo con discreto anticipo alla stazione di Bergen, dato che i posti sul treno non sono riservati. La stazione ha solo 4 binari: difficile sbagliare o perdersi. La giornata è nuvolosa (la prima del nostro viaggio comunque). Il panorama nel tratto verso Voss non presenta elementi di particolare rilievo ma è comunque gradevole.

Giunti alla stazione di Voss seguiamo le frecce che indicano la stazione dei bus, a circa 200 metri di distanza. Partiamo in orario. Il percorso inizialmente costeggia un torrente impetuoso circondato da fitti boschi; dopo qualche km ci dirigiamo verso l’imponente hotel “Stalheim”, che con il suo colore rosso spicca in un paesaggio dominato, ovviamente, dal verde. Inizia quindi la parte più spettacolare, con i ripidi tornanti in discesa che portano a Gudvangen. Il paesaggio è decisamente interessante, con passaggi in prossimità di cascate maestose, alimentate dallo scioglimento delle ultime nevi.

A Gudvangen troviamo solo qualche negozio di souvenirs ma la nostra sosta è di pochi minuti, ci aspetta la nuova nave “ibrida” che, oltre ad essere molto confortevole all’interno, risulta anche molto silenziosa. Nonostante la pioggia, trascorriamo buona parte del tempo all’esterno, per ammirare il paesaggio che, personalmente, ho apprezzato molto anche con il cielo scuro. Le nubi basse sulle montagne e l’impressionante silenzio del fiordo (grazie anche alla nave ibrida) creano un’atmosfera cupa ma ricca di fascino.

In poco meno di due ore arriviamo a Flam, piccolo paese dove le attività commerciali sono forse più numerose delle abitazioni. Il panorama è bello ma parzialmente ostruito da una grande nave da crociera. Iniziamo quindi il percorso con la storica “Flamsbana”, a nostro giudizio la parte più spettacolare di questo itinerario. Si sale fino a Myrdal, costeggiando un paesaggio via via sempre più montuoso, attraversando piccole frazioni e salendo verso montagne ancora innevate e ricche di laghi. Il treno effettua una sosta in prossimità di una grande cascata; fa un po’ freddo (meno di 10°) ma vale la pena scendere per qualche foto. A Myrdal si cambia treno e si torna a Bergen. Il tour, anche se “in autonomia” è risultato piuttosto semplice, con indicazioni chiare e poche possibilità di sbagliare. Decisamente consigliato.

Concludiamo la giornata con una passeggiata tra le vie di Bergen. Decidiamo di esplorare i quartieri verso la collina, dove le case bianche in legno e l’assenza di traffico ci fanno dimenticare di essere in una grande città. La pioggia via via più insistente ci induce però a rientrare al nostro appartamento e prepararci per l’ultima parte del nostro viaggio: Oslo.

 

VENERDI 16/6/2017: da Bergen a Oslo

Giornata di trasferimento, questa volta in treno. Scelta dettata sia dalla volontà di percorrere la famosa ferrovia Bergen-Oslo che dalla scarsa voglia di salire su quello che sarebbe stato il settimo aereo in dieci giorni. “L’idea” è anche quella di riordinare un po’ gli appunti di viaggio e “ripassare” la guida di Oslo.

Nella prima parte dobbiamo però cambiare programma. Il tratto tra Myrdal e Geilo si rileva spettacolare e ci “costringe” a stare incollati al finestrino per ammirare (e fotografare per quanto possibile) questi luoghi, dove pare che l’estate non arrivi. Nella zona di Unset (1200 mt. S.l.m.) la neve e i laghi in parte ancora ghiacciati dominano il paesaggio; non si vedono strade ma solo una stretta carraia che collega i piccoli insediamenti.

Le case sono in legno, ma non bianche come a Bergen o rosse come a Reine. Qui sono scure, quasi nere, e si integrano rispettosamente in un paesaggio dominato dalla roccia, dall’acqua e dalla neve. Verrebbe voglia di scendere ed incamminarci per questi luoghi. Oggi non possiamo farlo ma lo annotiamo nel libro dei progetti futuri.
Superata Geilo, si scende di quota, ritornando al tradizionale panorama norvegese dominato dal verde. Arriviamo in orario ad Oslo e ci sistemiamo allo Smarthotel, albergo che avevamo scelto visto il buon rapporto qualità prezzo indicato in alcune recensioni. Anche il nostro giudizio è positivo: essenziale e “minimal” negli arredi, pulito, in buona posizione, colazione a buffet abbondante.

Alle 17 ci incamminiamo per Oslo; avendo già percorso la Carls Johan Gata per raggiungere l’hotel, decidiamo di dirigerci verso Aker Brygge. Rimaniamo favorevolmente colpiti da questo nuovo quartiere “sospeso” sull’acqua. Tanti locali, tanta gente e tanta vitalità. Vale la pena percorrere tutto il molo per ammirare, uno dopo l’altro, i condomini moderni, ciascuno con proprie linee e colori. Dopo un lungo giro ad Aker Brygge ritorniamo verso il municipio, il nostro prossimo obiettivo è il famoso Teatro dell’Opera. Prima ci fermiamo per un panino da McDonalds che, con un certo stupore, troviamo quasi deserto. Il locale è un po’ datato, pochissime le persone all’interno: giusto qualche giovanissimo, un paio di operai di un vicino cantiere, un ragazzo con un zaino enorme e tenda. Ci stupisce il contrasto con i locali di Aker Brygge che, seppur carissimi, sono affollati ad ogni ora.

Procedendo verso il Teatro dell’Opera notiamo che il paesaggio è dominato… dalle gru! Ne contiamo più di dieci, a testimonianza del grande processo di crescita di questa città. Raggiungiamo il teatro, la cui particolarità è quella di poterci camminare, tetto compreso. Dal punto più alto lo sguardo si sofferma su una “veduta d’insieme” di Oslo. Città moderna, modernissima, con un forte sviluppo ma, parere personale, non sempre armonioso. La città è piuttosto ordinata e sicura; notiamo però, a differenza di Stoccolma o Helsinki, un certo numero di mendicanti. Una (piccola?) contraddizione che non ci aspettavamo.

 

SABATO 17/6/17: Oslo e il parco Vigeland

Dopo un’abbondante colazione in hotel (che al sabato e alla domenica, però, viene servita solo dalle 8 in avanti), poi iniziamo la nostra giornata alla scoperta di Oslo. Cielo azzurro e sole, temperatura gradevole. Iniziamo il nostro giro dal parco Vigeland, che decidiamo di raggiungere a piedi. Lungo la strada ci fermiamo ad acquistare qualche “Kanelbulle”, il tipico dolce alla cannella. Buone ma le migliori restano, di gran lunga, quelle del Lysstoperi Cafè di Henningsvaer (non male a dire il vero nemmeno quelle che avevamo fatto in casa qualche settimana prima della partenza!).

Il parco, complice la bella giornata, è affollato. Sia di norvegesi, che si godono il sole sui prati verdissimi, sia di turisti che cercano gli angoli migliori per le fotografie. Ci dirigiamo subito verso le famose statue di Vigeland, distribuite sui due lati di un ponte. Ogni statua sembra voler raccontare la propria storia e le espressioni sono ricche di significati. Due ragazzi che alzano le braccia al cielo, un uomo dentro una ruota e un bambino in apparenza arrabbiato, sono quelle che ci colpiscono di più, ma ogni statua meriterebbe una sosta. Dopo aver osservato quelle che ci incuriosiscono maggiormente proseguiamo verso le parte alta del parco, dove si trovano altre statue e, alla fine, il “culmine”: un obelisco che unisce tante figure umane.

Il parco ci è piaciuto e ci sentiamo di consigliarlo. Decidiamo quindi di ritornare ad Aker Brygge, che volevamo rivedere con il sole. C’è una festa ad invito su una grande barca, tante gente in giro e molte imbarcazioni, grandi e piccole, che prendono il largo verso le isole vicine. Decido anche di assaggiare il gelato Softis, che per la sua presentazione mi incuriosiva da diversi giorni. 48 Nok, buono ma non eccezionale, si può trovare sicuramente di meglio. Acquistiamo qualche souvenirs per parenti e amici, poi ci incamminiamo verso il quartiere di Grunenlokka. Decisamente diverso da Aker Brygge, più “alternativo”, con tante bancarelle e mercatini. Non ci entusiasma però. Proseguiamo con la visita alla fortezza Akerhus, bella struttura che merita un giro anche se non ha nulla di esaltante.
Non potevamo non chiudere la vacanza con una cena ad Aker Brygge. Scegliamo il ristorante “Louise” (i locali alla fine sono abbastanza simili ed hanno più o meno gli stessi prezzi). Un filetto di salmone con purè, un hambuger e due birre medie: 636 Nok.

Concludiamo la serata seduti su una moderna panchina arancione del molo, osservando le barche che partono e quelle che arrivano, ma anche quelle utilizzate come “casa” per una cena del sabato con amici. La vita in questo quartiere sembra decisamente molto interessante e sono tanti gli aspetti della cultura norvegese che ci piacciono; sarebbe bello rimanere ancora ma il volo di ritorno incombe…

 

DOMENICA 18/6/17: il ritorno

Il giorno della partenza. Usciamo presto dall’hotel, verso le sei. Lo Smarthotel, come già detto, serve la colazione, al sabato e la domenica, solo dopo le 8. Unica pecca, a mio avviso, di un hotel che mi sento di consigliare per pulizia, posizione e prezzo. Per raggiungere Gardamoen alla fine optiamo per il Flybussen, un po’ più costoso del treno (150 nok o 180 a bordo contro i 93 del treno) ma per noi decisamente più comodo, dato che parte a pochi metri dal nostro hotel (davanti al Radisson blue per la precisione).

Avremmo desiderato un contrattempo che ci obbligasse a rimanere ma… fila tutto liscio e alle 12:30 siamo a Malpensa. Avevamo grandi aspettative e non siamo rimasti delusi, al punto che, non ancora arrivati a casa, iniziamo già a pensare a come ritornare! Tante sono le idee ma una ci piace più di tutte: ritornare alle Lofoten per ammirare l’aurora boreale. L’obiettivo è nel mirino.