SABATO 14 LUGLIO 2019 – LA PARTENZA
Partenza fissata per le ore 2.45, orario terribile ma almeno senza traffico e in poco più di un’ora raggiungiamo Linate. Visto l’elevato costo del volo diretto abbiamo optato per uno scalo a Londra (GTW); primo volo con Easy jet, secondo con Wow. Il viaggio è molto lungo ma, se non altro, “recuperiamo” due ore (una di fuso orario e una seconda dato che l’Islanda non utilizza l’ora legale). Sbarcati a Keflavik ritiriamo l’auto, ovviamente prenotata mesi prima. La scelta è caduta su Blu car rental, compagnia locale che offre un ottimo servizio e con prezzi inferiori rispetto ai concorrenti internazionali. Ci consegnano la nostra Toyota Rav 4×4 che ci accompagnerà in questo viaggio, munita di box da tetto Thule. Non ci consegnano invece la tanica di benzina, di cui avevamo letto in qualche racconto; non prevista e non necessaria (in effetti non avremo problemi di rifornimenti con un po’ di attenzione).
Il viaggio prevede pernottamenti in appartamenti, prenotati quasi tutti tramite Airbnb. Ci fermiamo quindi per la prima, importante, spesa presso il supermercato Bonus (identificato dal simbolo del porcellino). Si tratta della catena forse più economica ma ben fornita; si trovano prodotti di tutti i tipi, anche italiani. In altre parole, non è necessario, partire con la valigia piena di pasta!
Carichi di valigie, cibo ed entusiasmo ci sistemiamo ad Hella, dove rimarremo due notti; l’appartamento è grande ed attrezzato, come lo saranno quasi tutti quelli scelti.
DOMENICA 15 LUGLIO – LE MONTAGNE COLORATE
Il nostro viaggio inizia con le “montagne colorate”, una delle tappe su cui nutro più aspettative. Percorriamo inizialmente la F26, che presenta qualche tratto sterrato facile ed un bel panorama sulla cima dell’Hekla. Proseguiamo con la F208, quasi interamente sterrata ed accessibile ai soli mezzi 4×4. La strada è percorribile anche da chi non ha esperienza di sterrato, guidando naturalmente con prudenza, soprattutto negli ultimi km. Non abbiamo incontrato guadi, salvo quello che precede il rifugio; è possibile però lasciare la macchina nel parcheggio prima del fiume e percorrere a piedi l’ultimo tratto (circa 100 metri).
All’arrivo troviamo il campeggio, con tante tende colorate, e il rifugio, molto spartano. Sulle Dolomiti sarebbe probabilmente classificato come bivacco. Il tempo è variabile ma ovviamente decidiamo di incamminarci lungo il sentiero. E’ possibile percorrere diversi itinerari, combinabili tra loro. I percorsi sono segnalati da paletti colorati. Optiamo per l’itinerario più breve (rosso + bianco), salendo alle spalle del rifugio, con vista sulle montagne che assumono colori che vanno dal rosso al verde, dal grigio al bianco della neve. Il sentiero rosso è largo, sostanzialmente alla portata di tutti; incrociamo il bianco in corrispondenza di una solfatara. La seconda parte di sentiero è più stretta ma non pericolosa; molto bella l’ultima parte con il fiume che scende attraverso una gola. Impieghiamo un po’ più delle due ore indicate, a causa delle tante ma inevitabili soste. Dopo un ultimo giro al campo, dove è possibile anche fare il bagno nelle pozze di acqua calda (la temperatura esterna è di circa 10 gradi), iniziamo il viaggio di ritorno. Scegliamo la stessa strada, variando solo l’ultima parte sulla F26. Alla fine rimane quindi un percorso accessibile, nonostante lo sterrato. Le montagne colorate, nonostante la giornata di pioggia, sono spettacolari e valgono il viaggio.
LUNEDI 16 LUGLIO – LA COSTA SUD
Inizia il viaggio della costa Sud. La giornata è soleggiata, la temperatura raggiunge il valore “record” di 15 gradi. Prima tappa la celebre cascata di Seljalandsfoss, circondata da prati verdi e ricchi di fiori. Un breve sentiero consente di camminare dietro alla cascata; un punto di osservazione diverso e molto particolare. A poche centinaia di metri si trova la meno famosa ma comunque molto interessante Gliufrafoss; per raggiungerla occorre entrare in piccolo canyon, camminando in bilico tra pietre bagnate e acqua gelida. Si tratta comunque di pochi metri e alla fine ci troviamo proprio sotto l’imponente cascata.
Fatta asciugare l’indispensabile mantellina, riprendiamo il nostro viaggio. Prossima tappa la cascata di Skogafoss. Anche questa spettacolare e maestosa, con un sentiero che permette di risalire a fianco della cascata e seguire il corso del fiume Skogar. Ne percorriamo solo un breve tratto; da qui ha inizio anche un interessante trekking di 3-4 giorni. Non è ovviamente inseribile nel nostro serrato programma ma prendiamo nota per il futuro.
Dopo una breve sosta al villaggio di Skogar, dove si possono ammirare alcune case con il tetto in erba, proseguiamo verso Vik. Percorriamo la breve sterrata (2 km) che ci porta al Dylahoy Lighthouse, ottimo punto panoramico da cui si possono ammirare i faraglioni e la spiaggia nera di Vik. Scendiamo e raggiungiamo la spiaggia per una breve passeggiata. Il cielo nel frattempo si è coperto ma i luoghi rimangono estremamente suggestivi.
La giornata prosegue alla volta dello Skaftafell National Park, dove arriviamo alle 18 passate. Dopo una breve “riunione” decidiamo di incamminarci verso la cascata di Svartifoss, nonostante un certo ritardo sulla tabella di marcia. Il parco presenta una vegetazione non particolarmente interessante ma cascata vale la (breve) camminata, 2km che percorriamo in circa 30 minuti. La cascata “cade” tra colonne basaltiche perfettamente scolpite.
Quattro cascate, tutte diverse. E altre arriveranno.
Decidiamo di anticipare la cena con il fish&chips del campeggio. Buono, a prezzi islandesi ovviamente (circa 20 €). Durante il nostro veloce pasto conosciamo Dino, giovane studente italiano che ha appena concluso in solitaria un trekking di 3 giorni con arrivo a Skogar. Ripartiamo alle 20 passate, dopo aver chiesto conferma al nostro host di Hofn che ci aspetterà anche se tarderemo. L’intenzione è proseguire dritti verso Hofn, senza ulteriori soste.
Giunti alla laguna glaciale di Jokulsarlon siamo però costretti a modificare i nostri programmi. Le luci della sera sugli iceberg sono spettacolari e non possiamo non fermarci. Limitiamo la sosta a poco meno di un’ora solo perché il giorno dopo avremo modo di tornare. Arriviamo quindi a Hofn verso le 23. Il nostro host si sforza di essere gentile anche il suo sguardo tradisce un certo fastidio. Sono certo che la folle cifra di cinquecento euro per una notte in appartamento da cinque persone lo consolerà.
Prima del riposo… ultimo lavoro. Acquistiamo i biglietti per l’escursione in gommone sulla laguna glaciale. Il tour, organizzato dalla Glacier Lagoon, costa circa 80 euro a persona. Non poco ma l’esperienza è unica e, in qualche modo, non ha prezzo.
MARTEDI’ 17 LUGLIO – JOKULSARLON
E’ il giorno di Jokulsarlon, uno dei simboli dell’Islanda. Partiamo da Hofn e ritorniamo verso Ovest per circa 80 km. Il nostro tour partirà dopo le 13; abbiamo quindi modo di vedere anche Fjallasarlon, piccola laguna glaciale a pochi km dalla più famosa Jokulsarlon. Il tempo è discreto, parzialmente soleggiato e torniamo quindi rapidamente a Jokulsarlon. La laguna è spettacolare, con iceberg grandi e piccoli, con colori che vanno dal ghiaccio al grigio scuro passando per il più bello: l’azzurro. Un breve corso d’acqua accompagna gli iceberg alla deriva verso il mare, un percorso anche simbolico visto che il ghiacciaio si riduce ogni anno di parecchi metri. Un luogo spettacolare quindi ma anche malinconico: la lenta morte di un ghiacciaio.
Prima di salire sul gommone indossiamo le tute fornite dagli organizzatori: impossibile avere freddo! Alle 13 partiamo puntuali. Quello che più stupisce della laguna è la sua dimensione, dal punto di partenza non sembra così vasta. Ci muoviamo tra gli iceberg, sino ad avvicinare il ghiacciaio. Riusciamo a percepire come la natura sia da un lato forte e imponente ma dall’altro anche molto fragile. Difficile descrivere quel che si prova in mezzo agli iceberg.
Dopo aver restituito le tute da astronauti e aver scattato altre decine di foto, riprendiamo la nostra marcia per raggiungere la prossima settimana: Egilstadir. Lungo il tragitto propongo una sosta a Djupivogur, piccolo villaggio di pescatori della costa sud orientale. Dopo aver visitato le zone più turistiche dell’Islanda, la curiosità di vedere un villaggio “autentico” è forte. Parcheggiamo l’auto ed iniziamo il nostro giro; percorriamo le poche vie, con le tipiche case ed i giardini, una minuscola chiesa e perfino un museo. Arriviamo al silenzioso porto dove due addetti sono impegnati in attività di manutenzione. Poche persone in giro, pochissime auto, perfino qualche edificio un po’ decadente. Djupivogur non ha nulla di straordinario ma forse il suo fascino è proprio questo.
Proseguiamo quindi verso Gislastadir, piccola fattoria nei pressi di Egilstadir dove trascorreremo la notte. Dopo aver attraversato due valli ricche di verde e di acqua e scollinato uno spettacolare passo, raggiungiamo la nostra meta. Il nostro alloggio è costituito da un intero cottage, perfettamente attrezzato e situato in posizione splendida. A fianco del cottage un ruscello dalla montagna ancora parzialmente innevata ed un gruppo di cavalli pascola nei verdissimi prati. Peccato rimanere solo una notte.
MERCOLEDI’ 18 LUGLIO – DETTIFOSS E KRAFLA
Ripartiamo dal nostro cottage e raggiungiamo Egilstadir, piccolo centro che ci pare comunque una metropoli se paragonato ai villaggi del sud-est. Dopo aver chiesto informazioni sulle condizioni delle piste per l’Askjia, guadi in particolare, capiamo che le distanze ed i tempi sono eccessivi per il nostro programma. Impariamo una cosa molto importante: i tempi stimati da Google maps non tengono conto che molte strada, in Islanda, non sono asfaltate, riducendo quindi drasticamente la velocità media. Più attendibili i tempi di “Waze” ma una buona cartina e tanto buon senso restano gli strumenti migliori.
Lasciamo quindi la verde zona di Egilstadir e, seguendo il Ring, ci allontaniamo dalla costa. In breve il paesaggio si trasforma in un ampio deserto che si perde a vista d’occhio. Raggiungiamo il parcheggio dove inizia il breve sentiero per Dettifoss. La zona è arida, brulla e priva di vegetazione; pare impossibile che si trovi una cascata a poche centinaia di metri.
In pochi minuti raggiungiamo l’imponente cascata, larga oltre quaranta metri. L’acqua scende impetuosa lungo una gola rocciosa e dopo il salto della cascata prosegue verso Nord. La giornata presenta anche un po’ di sole e possiamo quindi ammirare anche uno spettacolare arcobaleno sopra le cascate.
Lasciamo quella che per me rimane la cascata più spettacolare d’Islanda e ci dirigiamo verso Krafla. La strada in salita termina alla grande centrale geotermica, spettacolare anche se un po’ impattante ma soprattutto principale fonte di riscaldamento dell’isola. Iniziamo il giro di Krafla dai laghi vulcanici color smeraldo che si trovano più vicini alla centrale, poi scendiamo verso un lago quasi bianco, circondato da terreno fumante.
Nei pressi del lago inizia una bella passeggiata lungo la sconfinata distesa lavica. Il sentiero, segnato, è abbastanza lungo e ne percorriamo solo una parte. Si cammina su terreno nero, di lava solidificata da eruzioni abbastanza recenti. Camminiamo a lungo ma ormai si è fatto piuttosto tardi. Ripartiamo quindi per il nostro nuovo alloggio, a metà strada tra Myvatn e Husavik. Anche in questo caso rimaniamo soddisfatti della scelta: una casa isolata, immersa nel verde (e tra le pecore). Un breve opuscolo spiega la storia della casa, costruita dai nonni dell’attuale proprietaria, che vive in una fattoria poco distante. L’interno è la parte più sorprendente: casa ristrutturata da pochissimo tempo e con materiali e arredi di prima scelta.
GIOVEDI 19 LUGLIO – DAL NAMASKARO AD AKUREYRI
Iniziamo la giornata da Dimmuborgir, i “castelli neri”, zona consigliata dalla nostra guida Mondadori. I castelli neri sono conformazioni laviche in parte ricoperte da betulle e rampicanti. Il paesaggio è sicuramente particolare ma, a mio giudizio, meno affascinante di Krafla. Dopo una veloce passeggiata di un’ora ci spostiamo alle solfatare di Namaskaro. La zona è ricca di piccoli bacini d’acqua, dai colori più strani e dalle altissime temperature. Percorriamo il ripido sentiero che sale ai 482 metri del Namafjall, colle vulcanico da cui si può ammirare uno splendido panorama della zona di Myvatn.
Ripresa l’auto raggiungiamo poi le faglie di Grotagja, dove si può scendere all’interno di alcune spaccature del terreno occupate da piccoli laghi azzurrissimi.
In Islanda si trovano ancora alcune abitazioni con il tetto “in erba”; un villaggio di questo tipo si trova a Grenjadarstadur. Un nucleo di poche case, una chiesa ed un piccolo museo dove alcune donne del paese si trovano per realizzare maglioni e sciarpe. Ci accolgono con un caffè e riprendono il loro silenzioso, tranquillo, lavoro.
Proseguiamo la giornata con la cascata di Godafoss e infine il trasferimento ad Akureyri, dove ci sistemiamo in un comodo e nuovissimo appartamento non lontano dal centro.
VENERDI 20 LUGLIO – AKUREYRI, CAPITALE DEL NORD
Giornata dedicata alla visita della città di Akureyri, seconda per abitanti di tutta l’Islanda. Cielo grigio e un po’ di pioggia ci accompagnano ma ormai siamo abituati. Il centro non presenta elementi di particolari interesse con una chiesa moderna e una piazza abbastanza anonima.
Una cosa però mi colpisce: le case. Ordinate, semplici, ma di tanti colori diversi. La mia “missione” diventa quindi un reportage sulle case di Akureyri. Raggiungiamo anche il piccolo ma grazioso giardino botanico e infine la zona del porto con il moderno centro polifunzionale. Girando per la città notiamo anche un’altra particolarità: la luce rossa a forma di cuore dei semafori.
Nel pomeriggio ripartiamo quindi alla volta di Stora-Vatshorn, piccolo insediamento nei pressi di Budardalur, che utilizzeremo come per esplorare l’Islanda occidentale.
SABATO 21 LUGLIO – LA PENISOLA DI SNAEFELLSNES
Il programma prevede la visita del parco di Snaefellsjokull, una piccola Islanda in miniatura (anche per il clima!). Iniziamo con una veloce sosta ad Harnastapi, piccolo villaggio di pescatori con ripide scogliere a picco sul mare. Scendiamo al porto. Alle nostre spalle le nubi avvolgono completamente la cima del vulcano Snaefellsjokull, famoso per aver ispirato “Viaggio al centro della Terra” di Jules Verne. Saliamo comunque lungo la pista che porta verso il vulcano; la strada sale ripidamente e in breve ci troviamo in mezzo a nevi e nubi basse. Arrivati al punto più alto riusciamo a scorgere la sagoma scura del vulcano.
In pochi chilometri scendiamo nuovamente al mare e, superato Olafsvik, raggiungiamo lo spettacolare faro di colore arancione, percorrendo a piedi l’ultimo tratti. Ci spostiamo quindi alla baia di Dritvik, famosa per i relitti di barche ancora visibili. Nei pressi si trovano anche un punto panoramico con vista sulla spiaggia nera e un bel laghetto, nascosto dalle rocce.
Raggiunto Harnastapi torniamo quindi verso il nostro alloggio a Budardalur. La penisola di Snaefells è davvero una piccola Islanda in miniatura, peccato solo il tempo che non ci ha consentito di apprezzarla al meglio.
DOMENICA 22 LUGLIO – VERSO REYKJAVYK
Tappa di trasferimento a Reykjavyk ma con l’interessante sosta alla cascata di Hraunfossar. Dopo dieci giorni di Islanda e tante cascate sembra impossibile trovarne una che ci stupisca; Hraunfossar invece è diversa da tutte le altre con tante piccole cascate che sgorgano da un fondo lavico.
Raggiungiamo quindi la capitale nel primo pomeriggio; la città è piccola e basteranno poche ore per visitare il centro. Iniziamo dal lago Tjornin e proseguiamo per la Austurvollur, la piazza più importante e per la Adalstraeti. Dopo una sosta al Cafè Paris per una bevanda calda percorriamo la Laugaveur sino al porto, dove sorgono numerosi locali in vecchi edifici portuali e un centro polifunzionale in vetro. Concludiamo la visita della cattedrale, costruzione simbolo della città. L’edificio non ha nulla di particolarmente interessante ma vale la pena salire sul campanile, che offre una bella vista su Reykjavyk e dintorni.
Approfittando della (relativamente) ampia scelta di locali decidiamo di concederci una cena islandese, in un piccolo bar nei pressi della cattedrale. Il menù è abbastanza ridotto e presenta alcune specialità che non tutti decidono di assaggiare: lo squalo fermentato, la gelatina di testa di pecora. Il prudente Michele opta per un piatto vegetariano; il temerario Donato si cimenta con lo squalo. Alla fine riusciamo comunque a sfamarci, torniamo nei pressi del lago per recuperare l’auto e ci sistemiamo nel nostro appartamento alla periferia di Reykjavyk, dove rimarremo ben tre notti (record).
LUNEDI 23 LUGLIO – IL CIRCOLO D’ORO
Il viaggio si avvia alla conclusione. Dopo aver percorso tutto il “Ring”, oggi ci dedichiamo ad una meta turistica ma comunque interessante: il circolo d’oro. Iniziamo dal sito storico di Pingvellir, con la sua camminata lungo la faglia che separa la placca eurasiatica da quella americana. La pioggia battente non ci consente di apprezzare in pieno il luogo, il cui valore rimane comunque più storico che naturalistico.
Da non perdere invece la seconda tappa, Geysir. Con un po’ di pazienza si può trovare un buon punto di osservazione e lo spettacolo, con una bolla blu che precede l’esplosione e il getto d’acqua che sale verso il cielo, è unico.
Terza tappa: le cascate di Gullfoss, che si aggiungono alla nostra “collezione”. Con Gullfoss termina la parte “classica” del giro, che decidiamo di integrare con la camminata a Reykjadalur, un fiume caldo dove è possibile immergersi. Dopo aver raggiunto il punto di partenza ci incamminiamo, approfittando anche del sole che si è fatto largo tra le nubi. Il sentiero, a tratti ripido, è sicuro e non presenta difficoltà; in 45 minuti arriviamo alla zona utilizzata per immergersi (più si risale il fiume più l’acqua è calda). Peccato solo che il tempo sia cambiato di nuovo e piova a dirotto. Ma non si può perdere l’occasione e quindi alcuni di noi si immergono ugualmente. Decisamente bagnati torniamo al parcheggio per rientrare in città ed organizzare l’ultimo giorno islandese.
MARTEDI 23 LUGLIO – FINALMENTE PUFFINS
Montagne colorate, Jokulsarlon e pulcinella di mare. Questi erano i tre obiettivi principali del mio viaggio. Raggiunti i primi due e avendo rinunciato per eccessiva distanza ai fiordi occidentali (ricchi di pulcinella di mare), mi restava un giorno, l’ultimo, per avvistare i “Puffins”.
Decidiamo quindi di partire alla volta di Heymay, piccola isola a Sud dell’Islanda, famosa per l’eruzione vulcanica del 1973 che costrinse all’evacuazione l’intera popolazione. Per raggiungerla dobbiamo arrivare nei pressi di Hvolsvollur e prendere il traghetto (senza auto: l’isola è piccola e non ne vale la pena). Già in fase di avvicinamento notiamo gli evidenti segni dell’eruzione, con il nero e il rosso che hanno preso il posto del verde.
Dopo un breve giro della zona del porto ci incamminiamo verso la scogliera di Herjolfsdalur. Qui finalmente riesco a vedere i pulcinella di mare, in volo sopra la mia testa o nei nidi sulla vicina scogliera. Non si riesce ad avvicinarli ma forse è giusto così e mi basta.
Nel pomeriggio ci spostiamo verso la parte “vulcanica” dell’isola per una piccola escursione e poi rientriamo al porto, dove i cartelli a forma di puffin indicano le varie direzioni. Attendiamo il traghetto per tornare alla terra ferma e poi nel nostro appartamento di Reykjavyk.
MERCOLEDI’ 24 LUGLIO – IL RITORNO
Partenza all’alba (anzi, addirittura prima dell’alba islandese: alle 2) per l’aeroporto, dove sbrighiamo senza intoppi le varie pratiche: restituzione auto, check-in elettronico, imbarco. Attraverso lo stesso percorso dell’andata (scalo a Londra) rientriamo in Italia.
Dodici giorni impegnativi, oltre 3000 chilometri di auto e qualche decina a piedi per un viaggio che ricorderò per la varietà di paesaggi. Dalle cascate ai deserti, dai vulcani ai ghiacciai. Un clima ostile ma tanta natura incontaminata. Questa è l’Islanda.